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Intonaci deumidificanti

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L'intonaco più antico del mondo

 

Il primo intonaco a base di sughero è documentato nella relazione archeologica redatta per descrivere un'abitazione di un villaggio nuragico.
Per esaminare nel dettaglio l’aspetto di una capanna a pianta semplice possiamo avvalerci dell'esempio fornitoci dal vano F del villaggio di S'Urbale a Teti (NU) distrutto da un incendio nel IX secolo a.C.

vano F capanna S'Urbale - intonaco con sughero

L’abitazione ha pianta circolare con un diametro medio esterno di m. 7.20, uno spessore di circa 0.90 ed un altezza media di 0.80; la struttura poggia direttamente sul piano di roccia granitica che per la sua disomogeneità i nuragici tentarono di livellare.

L’ingresso, rivolto verso sud (al riparo quindi dai venti freddi del nord) é più largo all’esterno e si restringe verso l’interno.

A suddividere ed attrezzare lo spazio interno per un uso differenziato dei diversi settori del vano dovevano servire, analogamente a tante altre capanne nuragiche, una grande lastra di granito - vicina all’ingresso - usata come piano d’appoggio ed un piccolo ripostiglio ricavato sempre con lastre di granito infisse verticalmente nel battuto pavimentale; questi piani d’appoggio servivano spesso quali basi per la preparazione degli alimenti mentre i ripostigli sul piano del pavimento contenevano generalmente gli attrezzi da lavoro o le materie prime destinare alle produzioni artigianali.

Nello specifico il ripostiglio in questione ha restituito durante gli scavi strumenti per la filatura e la tessitura (fusaiole, rocchetti, pesi da telaio), alcuni affilatoi, una pintadera, una accettina in pietra, attrezzi per la macinazione dei cereali ed una riserva d’argilla grezza destinata alla produzione di recipienti ceramici.

Per ciò che concerne il comfort come la maggior parte delle capanne nuragiche il vano F di S’Urbale veniva riscaldato attraverso l’uso di un focolare: posto al centro dell'ambiente aveva forma quadrata e consisteva in un battuto di terra poggiante su piccole pietre poste in modo da livellare le irregolarità del granito sottostante.

Al fine di isolare ancora meglio l’interno dell’abitazione dal caldo e dal freddo gli interstizi tra le pietre del muro vennero riempiti dai nuragici con pezzi di sughero coprendo poi il tutto con un vero e proprio intonaco d'argilla.

Sempre in argilla era realizzato poi il piano pavimentale ed il rivestimento interno della copertura lignea di pali e frasche; quest’ultimo in seguito alla distruzione della capanna a causa di un incendio venne recuperato in pezzi a contatto col pavimento durante lo scavo archeologico: la sua osservazione è di grande utilità in quanto nell’argilla indurita per effetto del fuoco sono ben evidenti le impronte degli elementi lignei costituenti appunto la copertura straminea della capanna.

Museo di Teti (NU): ricostruzione della muratura di base della capanna F del villaggio di S'Urbale con la ricollocazione di alcuni dei reperti originali rinvenuti con lo scavo archeologico (Foto A. Todde, dal Volume "Guida ai Musei locali e regionali della Sardegna").

Seppure non hanno lasciato una traccia materiale dobbiamo immaginare anche all’interno della capanna F di S’Urbale, come del resto in tutti i villaggi nuragici, tutta una serie di oggetti realizzati in materiali deperibili: tappeti di lana (o più semplicemente stuoie di giunco o d'asfodelo) per rendere più caldo ed accogliente un angolo del vano, sgabelli di legno - o ferula o sughero - sui quali riposare o consumare il pasto, cassapanche e ripiani di legno nei quali riporre le scodelle e le brocche ed anche i vestiti, pagliericci di crine o foglie coperti di pelli o di tessuti in lana sui quali dormire...

 
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