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Sughero: un materiale millenario

Il sughero è un materiale millenario con grandi capacità conservative. Tanti esempi testimoniano le eccezzionali caratteristiche del sughero.

IL RELITTO DELLA SECCA DI CAPISTELLO (LIPARI):

Si tratta dei resti di una nave naufragata intorno al 300 a.C. sul versante orientale dell'isola di Lipari con un carico di anfore e di ceramiche a vernice nera. Il relitto si trovava su di un fondale fortemente inclinato, degradante fino ad una profondità esplorata di 102 metri.
La nave, dopo aver urtato sulla sommità della Secca di Capistello, affondò rovesciando il suo carico, che appariva disperso su di un'area vasta piú di 1200 metri quadrati.
Il relitto è stato rinvenuto nel 1966. Una serie di tentativi di saccheggio in piú di un caso, per l'elevata profondità, si conclusero tragicamente, al punto che il sito fu denominato il "relitto maledetto".
Le indagini archeologiche vennero iniziate dai tedeschi, ma furono sospese quasi subito in seguito a un tragico incidente in cui persero la vita due archeologi.
Dieci anni più tardi, nel 1976, il lavoro fu ripreso con l'intervento americano dell'Institute of Nautical Archaeology (AINA) e della Sub Sea Oil Services, avvalendosi di adeguati mezzi tecnici i quali una campana batiscopica, una camera di decompressione, telefono e televisione a circuito chiuso e addirittura un minisommergibile.
L’ utilizzo delle nuove tecnologie permise l'esplorazione completa del relitto, che si concluse nel 1978.
Il sito, oltre a conservare le strutture lignee dello scafo, custodisce ancora numerosi reperti, e l'indagine appare ben lungi dall'essersi conclusa del tutto.
Il fasciame appariva semplice e non aveva nessun rivestimento protettivo in piombo; i madieri e le ordinate risultavano alternate. Alcune parti del carico conservavano la posizione di stivaggio, con gruppi di anfore disposte verticalmente e pile ceramica a vernice nera riposte negli interstizi. < 1i
Il carico risultava formato essenzialmente da anfore del tipo cosiddetto greco italico per il trasporto del vino, contrassegnate da bolli e trattate internamente con resina. Molte delle anfore erano ancora chiuse da un tappo di sughero
sigillato con resina.
I bolli impressi sulle anfore riportano nomi greci come Eúxenos e Dion.
Diverse centinaia i vasi a vernice nera di varie forme. Per lo più si tratta di piatti, coppe decorate e lucerne su alto piede.

IL RESTAURO DI UNA "ANFORA DA SPUMANTE":

Il rinvenimento nel sito delle Navi antiche di Pisa San Rossore, nel 2004, dell’ anfora Z0551 ha comportato, sino dalle prime fasi di scavo, particolari accorgimenti per il recupero, il mantenimento e i trattamenti di conservazione. L’oggetto appena venuto alla luce ha destato subito grande interesse, presentandosi con cordame ancora avvolto al collo , mancante del puntale, parte del fondo, il tappo in sughero nella posizione originale a chiusura ed un graffito in lettere greche su di una spalla.
La difficoltà del recupero è stata dovuta, principalmente, alla fragilità dei reperti organici e dalle varie fratture sul collo dell’anfora, che compromettevano talvolta la staticità delle corde.

tappo in sughero

Dopo i rilievi grafici e fotografici si è potuto procedere con lo scavo, dove è stato possibile isolare il collo dal terreno circostante, e stato successivamente bendato
con pellicola di polietilene, per non arrecare danni al cordame e rimosso in un unico blocco, per effettuarne lo scavo in laboratorio; i frammenti di ceramica non
limitrofi alle corde sono stati rimossi con la tecnica usuale.

il collo dell'anfora al momento del recupero

Procedendo nella pulitura e nello smontaggio del collo, si è notato che le corde in prossimità delle fratture della ceramica erano recise. La pulitura del cordame è stata praticata con pennellini ed acqua demineralizzata, le incrostazioni delle parti in ceramica sono state rimosse con bisturi e spazzolino di setola morbido. Essendo la ceramica a contatto diretto con i reperti organici, e non avendo trovato documentazione pertinente a restauri eseguiti in condizioni analoghe, si è dovuto effettuare alcune prove di sperimentazione prima di procedere nei trattamenti. Dopo la desalinizzazione ed una parziale asciugatura della ceramica, mantenendo sempre imbibite le corde, si è provveduto ad incollare le parti ceramiche del collo
con acetato polivinilico diluito in alcool a freddo. Si è poi proceduto ad immergere la ceramica e le parti organiche in PEG2 e Preventol a freddo, per circa un mese, sino alla completa saturazione delle corde. Successivamente i reperti sono stati congelati a -40°C per la liofilizzazione controllata.

stoffa e corda in fibra

Lo spessore esiguo del cordame e la carente aderenza alla ceramica ha indotto, in alcune parti, l’applicazione di Primal, per consentirne il bloccaggio. Per il tappo in sughero si è proceduto con trattamento di desalinizzazione e successiva pulitura con pennellini ed acqua demineralizzata, impregnazione con PEG e Preventol, congelamento e liofilizzazione controllata. Dal momento che, come ribadito, le procedure di consolidamento di questa particolare associazione di materiali (ceramica + materiale organico), non risultano attualmente né codificate né standardizzate, il procedimento seguito potrà subire miglioramenti ed ulteriori messe a punto. Tuttavia i risultati ottenuti sull’anfora di San Rossore sembrano potersi considerare soddisfacenti sia dal punto di vista della stabilità del manufatto che della sua resa estetica, consentendone la maneggiabilità per lo studio e l’esposizione al pubblico e quindi la sua piena fruizione.

l'anfora a restauro completato

 

 
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